“la legge è uguale per tutti?”

Dovrebbe prevalere in ogni società il principio dell’isonomia. Lo dissero nei tempi antichi i greci. Lo hanno ripetuto, nei secoli, tutti i popoli legati alla democrazia. Ma sussiste veramente questo principio? A chiederselo è stato il magistrato Nunzio Sarpietro, già presidente dell’Ufficio Gip del Tribunale di Catania, nel corso di una conferenza organizzata dalle associazioni Ammi, sezione di Catania, ed Ex alunni del Leonardo da Vinci, coi rispettivi presidenti, la dott.ssa Antonella Di Maggio e il notaio Carlo Zimbone, dal titolo “La legge è uguale per tutti?”. Cardine iniziale dell’analisi del presidente Sarpietro è la Carta Costituzionale. L’art. 3 in particolare. Il primo comma si dipana verso una forma di eguaglianza formale, il secondo pone l’accento sulla giustizia sostanziale. In questo ultimo caso è lo Stato che deve intervenire rimuovendo gli ostacoli, muovendosi su due piani: il legislativo e il giudiziario. La formazione della legge risponde al principio dell’astrattezza e della genericità. Ma già qui nasce il primo problema. «Le leggi – ha detto il magistrato – non sempre sono generiche e astratte. E’ sufficiente ricordare le leggi ad personam o, ancora, quelle che tutelano alcune lobby». L’altro problema è quello dell’applicazione della legge e della sua interpretazione. Problema, quest’ultimo, creato dal giudice. E ritorna, allora, il primo dubbio. L’isonomia esiste? O è mai esistita? Risposta: «La legge non può essere uguale per tutti per due elementi: uno oggettivo e l’altro soggettivo. Il primo attiene alla formazione del giudice. Il magistrato viene nominato in seguito ad un concorso e mandato subito in primo linea, dopo solo un breve periodo di uditorato. A volte viene anche nominato subito pm e gli viene affidato un fucile». L’elemento oggettivo attiene alla formazione del giudice. L’elemento soggettivo è dato dalle influenze dei fattori esterni sul giudice. E, poi, il suo credo politico. Sarpietro ha anche parlato di politica e correnti nella magistratura: «Le correnti nella magistratura sono il cancro».
L’analisi si è poi intrecciata con l’esame degli uffici giudiziari di altri Stati europei: la Francia e l’Inghilterra in particolare. «In Francia la polizia continua a stare sulle strade».
E, scendendo nello specifico, ha aggiunto: «È necessario tutelare quelli a rischio, come, ad esempio, i medici. La colpa medica dovrebbe essere limitata penalmente al solo dolo e alla colpa grave, per il resto il medico dovrebbe rispondere soltanto col risarcimento del danno».
Ma quali sono gli interventi suggeriti dal relatore? Riprendere la strada della collegialità dei decidenti sul monocratico; riformare il sistema di reclutamento del giudice; applicare il codice meritocratico per la carriera dei magistrati; aumentare l’organico dei giudici.