«Per un porto moderno, efficiente e sicuro è indispensabile eliminare container e silos»

«Fare ordine nelle funzioni ed eliminare quelle che non hanno più senso, come container e silos». Lo ha detto il presidente dell’Autorità di sistema portuale di Sicilia Orientale Francesco Di Sarcina, intervenendo, con il vicesindaco Paolo La Greca, nel Palazzo dei Chierici, all’incontro sul tema “Come e quando cambierà il volto del Porto” organizzato dall’Associazione ex alunni del Leonardo da Vinci.
Dopo i saluti del presidente Carlo Zimbone e l’introduzione del moderatore, Emilio Randazzo, si è entrati subito nel vivo dell’illustrazione del nuovo Piano regolatore del Porto (il vecchio è del 1978) che, ha detto Di Sarcina, promette a Catania «un futuro di sviluppo», anche se «queste infrastrutture non sono delle città, ma servono territori vasti».

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Storicamente, come ha sottolineato La Greca, noto urbanista, il problema del porto di Catania (lo storico Tino Vittorio lo paragonava a una gebbia) è quello delle esigue dimensioni, anche per via della colata lavica del 1669, che allungò di ottocento metri la terra davanti a quel Castello Ursino un tempo affacciato sul mare.
È stato ricordato come, a ridosso della Civita, si siano sviluppate, oltre a quelle pescherecce, varie attività commerciali: traghetti, navi da crociera, barche da diporto. E più distanti semirimorchi, silos granari, piccoli cantieri navali e addirittura negozi di pezzi di ricambio per barche che secondo la normativa internazionale non potrebbero starci. Sul Molo di Mezzogiorno, infine, si trovano altre attività commerciali generali.


«Indispensabile, dunque, un riordino delle attività» ha spiegato Di Sarcina, da una parte eliminando container e silos, dall’altro creando spazi precisi per i diversi tipi d’imbarcazione, perché differenti sono «tecniche, procedure, sistemi di sicurezza, efficienze e normative».
E poiché lo specchio d’acqua della gebbia è estremamente ridotto, il Piano prevede “di separare gli accessi da cui le navi, di diverse dimensioni, entrano nel porto, costruendo una nuova diga foranea in una zona non utilizzata”, ossia quella della scogliera d’Armisi, là dove oggi c’è un lido estivo.
Servendosi di planimetrie, Di Sarcina ha illustrato come ciò consentirà di «consegnare alla città uno spazio apprezzabile in termini di qualità, efficienza e modernità». Al comparto peschereccio andranno 11.800 metri quadrati, 700 posti barca per la diportistica, comprese le grosse imbarcazioni e si immagina un terminal crociere da 84mila metri quadrati e tre moli che consentono l’ormeggio contemporaneo di altrettante navi da cinquemila passeggeri. E una nuova darsena ospiterà anche traghetti, con degli spazi a terra.


Insomma, una grande operazione di riordino che ha anche la finalità di dare alla città, spostando le navi, nuovi spazi e di aprire la zona portuale.
«La via Tempio – ha aggiunto Di Sarcina – è stretta tra la recinzione portuale e la cortina di edifici che si trova dall’altra parte. Se, con questo riordino, recuperiamo spazi e arretriamo la recinzione di dieci metri, sapete La Greca cosa può fare?».
Come anticipato nella conferenza stampa di presentazione del 20 marzo e ribadito dal vicesindaco La Greca durante il prologo del format “Etna-Mondo”, lo scorso 8 aprile, è stata anche individuata la maniera per annullare il problema del traffico merci che va a ingolfare la città: un tunnel da trecento metri che, senza toccare il torrente Acquicella, dal porto conduce alla rampa autostradale e viceversa.
«L’uovo di Colombo» ha chiosato Di Sarcina.


Poi gli interventi, tutti molto qualificati, a cominciare da Matteo Ignaccolo, direttore del Dipartimento di Ingegneria civile e Architettura di UniCt e docente di Pianificazione e Progettazione dei Sistemi di Trasporto, autore con il giornalista Giuseppe Lazzaro Danzuso di “Etna-Mondo”, Giovanni Muscato, ordinario del Dipartimento di Ingegneria Elettrica Elettronica e Informatica della stessa Università, Gesualdo Campo, già Sovrintendente dei Beni culturali di Catania. E ancora Salvatore Leocata, che da dirigente di Rfi ha seguito la progettazione per l’interramento ferroviario nel porto, l’ingegnere edile Marcello Parisi e il medico Seby Cavallaro.


In conclusione, i tempi del Prp: per Di Sarcina potrebbero essere brevi, un anno o poco più. In estate l’approvazione da parte dell’Autorità portuale del documento, poi la trasmessione a Comune, Regione, Ministero delle Infrastrutture e Consiglio superiore dei Lavori pubblici. E se le risultanze delle analisi saranno positiva l’iter si chiuderà con l’approvazione da parte del Comitato di gestione portuale.
Poi, ha affermato il presidente dell’Autorità «tutti dovremo batter cassa per il finanziamento di quelle che vengono definite opere fredde». Ossia quelle che può fare solo il pubblico, anche se, ha aggiunto Di Sarcina, «molto può essere realizzato anche coinvolgendo i privati in progetti di qualità con investimenti significativi e di lunga durata».