La devozione a Sant’Agata… incontro ex alunni L. Da Vinci


“La devozione verso S. Agata al tempo della pandemia” questo il tema dell’incontro organizzato via web dall’associazione ex Alunni del Leonardo da Vinci a chiusura dei giorni dedicati alla Santa Patrona. Ha condotto l’incontro il presidente dell’associazione, Carlo Zimbone, membro emerito del Comitato per la festa di S. Agata, che ha visto come primo relatore il parroco della cattedrale, mons. Barbaro Scionti, il quale ha sottolineato come il mancato svolgimento della festa, pur avendo addolorato i devoti, non ha provocato alcuna reazione scomposta, come da qualcuno paventato. Mons. Scionti ha sottolineato come in questa situazione emergenziale siano risultati particolarmente utili i collegamenti televisivi voluti dall’Arcivescovo Salvatore Gristina e curati dall’Arcidiocesi, in occasione delle tradizionali celebrazioni liturgiche, che hanno consentito ai devoti di rivedere, sia pure solo attraverso lo schermo televisivo, la loro amata santa Patrona, favorendo così raccoglimento e preghiera entro le proprie mura domestiche o recandosi nelle chiese più vicine.


Dell’assenza di episodi di rilievo e della generale compostezza dei cittadini ha dato atto anche il comandante del reparto operativo dei carabinieri Colonnello Piercarmine Sica, intervenuto all’incontro. Ha quindi relazionato il maestro del fercolo Claudio Consoli che ha chiarito il ruolo e le responsabilità che competono al suo incarico. Così come stabilito dai regolamenti emanati dal Comitato per la festa, ente sorto sei anni fa per volere del sindaco e dell’Arcivescovo, cui compete l’organizzazione, il maestro del fercolo, detto comunemente “capo mastro” o “capovara” viene scelto ogni due anni dal Comitato fra i devoti appartenenti ad associazione agatine, dotati di comprovata esperienza e di irreprensibile condotta morale e civile. A esso compete l’apertura e la chiusura del sacello ove sono riposte le reliquie di Sant’Agata, le cui chiavi e combinazione per l’apertura sono custodite dall’Arcivescovo e dal sindaco.


Il capovara rimane ininterrottamente sul fercolo nei giorni della festa e a lui compete la responsabilità delle processioni religiose. Tante le domande rivoltegli: dai motivi che dettarono prudentemente tre anni fa di rinunciare alla salita di San Giuliano, al funzionamento del fercolo, senza motore e tirato a forza dai devoti attraverso due cordoni lunghi centinaia di metri. Infine la prof.ssa Maria Teresa Di Blasi, storico dell’arte, ha ammaliato i partecipanti conducendoli attraverso le immagini del luogo più “segreto e prezioso” di Catania: la “cammaredda”, la stanzetta dove sono custoditi il busto e le reliquie della santa. Tra i meravigliosi gioielli, si contano 126 anelli, di cui il più antico è un anello papale risalente al 1200. La Di Blasi ha concluso con in anteprima le immagini di due opere donate all’Arcidiocesi per essere esposte al museo diocesano non appena riaprirà: un’incisione a bulino del 1888 del busto reliquario di S. Agata dell’artista catanese Francesco Di Bartolo e un’acquaforte di Jacob Coelemans del 1703 raffigurante il dipinto di S.Agata visitata in carcere, opera del Guercino.